“A volte non capisco. Lanciano appassionati appelli sull’accoglienza, sull’ospitalità, ma poi non ti salutano per strada, non ringraziano, non ti guardano negli occhi. Come se l’attenzione all’altro non cominciasse dal molto molto piccolo, dal molto molto vicino.” (Fabrizio Caramagna)
A settembre tutti noi docenti di ogni ordine e grado siamo impegnati nel progetto accoglienza ma cosa significa veramente accogliere?
Questa parola deriva dal latino e a che fare con “colligere” –cum- ligare cioè raccogliere e cum-legere cioè collegare. Ed ecco qui il vero segreto per fare un percorso che abbia un senso: raccogliere, collegare e mettere insieme informazioni che diano al docente un’idea sommaria di quali saranno i soggetti da amalgamare in gruppo, in modo da orientare le sue scelte verso un fine educativo che guarda questo momento come un’occasione per partire tutti, cum- tempus, con il piede giusto.
È in questo primo periodo dell’anno infatti che i bambini e i ragazzi ritornano o affrontano la scuola con più entusiasmo. Per chi conosce già l’ambiente c’è la voglia di ritrovarsi, per chi cambia ordine di istruzione o affronta la scuola per la prima volta, c’è tutto il sapore della scoperta mischiato al gusto delle aspettative e alla gioia di sentirsi in ogni passaggio più grande.
Non secondario è il ruolo dell’adulto che, in questo momento privilegiato dell’anno, ha l’occasione di raccontarsi al di là della disciplina e di gettare le basi per quella relazione tra insegnante e alunno che, in ogni percorso di istruzione, assume e mantiene, un’importanza indiscussa.
Il titolo che abbiamo scelto per il progetto accoglienza di quest’anno racconta una verità che si dipana davanti agli occhi di chi insegna ogni giorno: ogni classe insieme può essere UN’OPERA D’ARTE che esce solo se ciascuno sa trovare il suo posto e sa mettere a disposizione degli altri, il suo pezzettino: non importa quale, alla fine per essere bello davvero, in un quadro non può mancare proprio nessuno.
Usare l’arte e dividere uno dei suoi soggetti in pezzetti di un puzzle che si compone solo se tutti partecipano è stata l’idea centrale che ha mosso il progetto e che poi ogni insegnante ha sviluppato a modo proprio.
Non secondaria la valorizzazione di tutti e di ciascuno attraverso il concetto di una bellezza che assume significati e colori a secondo delle interpretazioni personali di ognuno.
Cogliere il particolare e dargli un senso nell’insieme valorizzando l’uno e il tutto è un esperienza educativa di grande valore perché unisce quei due aspetti che nella scuola devono viaggiare di pari passo: istruzione ed educazione.
E quando si usano i linguaggi universali come la dimensione pittorica, musicale, sperimentale, tante delle difficoltà legate alla lingua o ai livelli di competenza personali, si uniformano e rendono l’aggregazione un fenomeno naturale.
Se non sai cercarti in qualcosa che hanno fatto gli altri insieme a te, non potrai mai maturare una consapevolezza di gruppo; se non sai ascoltare una musica per inserirti in modo opportuno al momento giusto, non potrai mai comprendere che dietro ad ogni discorso ben pensato ci deve essere un ascolto profondo; se non hai pazienza di aspettare che una crisalide metta fuori le sue ali non potrai imparare a dare agli il giusto tempo per farsi conoscere; se non sai meravigliarti davanti alla natura che nasce forse porterai a casa da scuola solo risposte già fatte ma per imparare esiste una strada migliore e la puoi percorrere solo sei sei curioso.
Aiutare i bambini a vivere il momento dell’accoglienza come un’avventura nuova dove possono partecipare tutti e dove ognuno si riconosce parte di un insieme è il primo passo per costruire quel senso di condivisione che regala ad ogni gruppo la marcia giusta per riconoscersi nel tempo, membri equi-importanti di una stessa classe. Ricordiamoci sempre che è proprio a scuola che il bambino sviluppa la sua prima idea di società, dal latino socius : compagno, amico, alleato.
da Segreteria
del martedì, 31 ottobre 2023